Collezione Vitiello-D’Urso

Nel 1994 fu donata all’Antiquarium Arborense una piccola collezione di reperti archeologici di provenienza cirenaica. La raccolta è costituita da 4 reperti, comprendenti tre forme vascolari ed una statuina fittile.

L’anfora a vernice nera ha corpo ovoidale rigonfio superiormente: una risega sulla spalla marca il trapasso fra corpo e collo. All’attacco inferiore delle anse sono applicate due teste femminili di prospetto, a volto allungato con naso imponente, occhi a mandorla, sopraccigli marcati e capigliatura divisa da una scriminatura centrale. Sul collo la zona delimitata dalla coppia duplice di scanalature anulari presenta un decoro con racemi d’edera incisi, corimbi a foglia sovraddipinti in bianco.

I raffronti più puntuali per il vaso di Oristano sono istituibili con anfore della serie delle “plakettenvasen”. Il luogo di produzione di questa ceramica a placchette è ampiamente riconosciuto in Magna Grecia (soprattutto in Apulia), ma anche a Creta e ad Alessandria.

L’anfora pervenuta in ambiente pirenaico fu dotata di iscrizione di possesso, sul fondo interno del piede. Il graffito presenta in nominativo un antroponimo, Parmeniskos, seguito dal patronimico, Herostrato, in genitivo dorico, regolare in ambito cirenaico.

La coppetta a vernice nera, a vasca emisferica con bordo rientrante e piede ad anello, con fondo esterno bombato, rientra nella serie 2731 di Morel, rappresentata da produzioni magnogreche risalenti al IV secolo - inizi del III secolo a.C.

Il guttus a vernice nera ha il corpo bitroncoconico con pareti a profilo arrotondato; superiormente presenta un orifizio circolare contornato da un rilievo anulare. Il versatoio, costituito da una protome leonina a fauci dischiuse, è applicato sulla parete superiore del corpo, mentre perpendicolarmente ad esso si rileva l’ansa ad anello verticale.

Il vaso è probabilmente databile ai decenni intorno al 300 a.C.; il luogo di produzione è incerto, ma non può escludersi la derivazione da una bottega locale.

La statuetta muliebre, stante, presenta la testa leggermente volta verso sinistra. L’ovale del volto è marcato dagli occhi a mandorla, dal naso diritto e dalle labbra socchiuse. Le orecchie si intravedono sotto l’acconciatura dei capelli divisi da una scriminatura centrale in due masse morbide che incorniciano la fronte; sul retro la chioma è raccolta a ‘chignon’ , mentre superiormente una stephane delimita il casco della capigliatura. Il collo allungato si innesta su un corpo longilineo impostato sulla gamba sinistra, mentre la destra è ripiegata all’indietro.

Un sottile peplo riveste il corpo disponendosi in profonde pieghe verticali tra le due gambe; l’himation ricade sulle spalle in leggere pieghe, ricoprendo il braccio sinistro disteso sul fianco, con la mano che tiene il lembo dell’himation mentre al lato opposto l’avambraccio destro resta scoperto, con la mano che regge ancora l’himation facendogli descrivere un ampio seno. La presenza sulla mano sinistra di un foro pervio fa ipotizzare che la statuina reggesse un elemento, forse in metallo. La statuina rientra nell’ambito della produzione coroplastica greca di età tardo-classica e del primo Ellenismo, in particolare delle terrecotte “tanagrine”.

Probabilmente gli oggetti facevano parte di un corredo tombale della fine del IV - inizi del III secolo a.C..

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