Antiquarium Arborense, il più antico museo dell’oristanese
L’Antiquarium Arborense, oggi come ieri, preserva la memoria e si elegge a museo del territorio, radicandosi profondamente nella storia di Oristano e delle comunità dell’antica Arborense. Nato nel 1938 attorno alla preziosa collezione archeologica di Efisio Pischedda, frutto della passione antiquariale ottocentesca, il museo ha sin dall’inizio rappresentato un gesto forte e consapevole di tutela del patrimonio culturale locale. Con il tempo, il suo fondo si è arricchito grazie a nuovi reperti provenienti da scavi, donazioni e acquisizioni, ampliando il racconto storico a tutta la provincia e configurandosi come uno dei poli museali più significativi della Sardegna centro-occidentale.
Dal 1992 ha sede nello storico Palazzo Parpaglia, nel cuore della città giudicale. Ma non è tra le sue sole mura che il museo vive: l’Antiquarium dialoga con il territorio, custodendo, narrando e condividendo le storie, le memorie e le identità delle comunità che lo abitano. I suoi percorsi espositivi attraversano millenni – dalla preistoria fino al tardo Medioevo – con uno sguardo sempre rivolto alla relazione profonda tra reperto e paesaggio, tra oggetto e comunità.
In questo senso, l’Antiquarium Arborense non è soltanto un museo archeologico, ma un museo della memoria condivisa, uno spazio dinamico in cui Oristano e i territori circostanti si riconoscono e si raccontano. È un luogo che accoglie e mette in dialogo i frammenti del passato per restituirli, oggi, come strumenti di consapevolezza e coesione. La sua missione è chiara: rappresentare, conservare e valorizzare il patrimonio storico, archeologico e artistico dell’Arborense, offrendo al tempo stesso un’esperienza culturale partecipata, inclusiva e aperta.
Attraverso attività educative, iniziative scientifiche, percorsi accessibili e collaborazioni con enti, scuole e associazioni del territorio, il museo lavora per farsi ponte tra le generazioni, tra la città e i suoi paesi, tra le testimonianze del passato e le esigenze del presente. In un mondo in continuo cambiamento, l’Antiquarium si fa presidio di identità, un luogo in cui la memoria non è solo conservata, ma vissuta e condivisa.
Antiquarium Arborense, la storia
Fin dalle sue origini, l’attuale Museo civico di Oristano, fondato con il nome di Antiquarium Arborense, incarna le radici profonde di una comunità in dialogo con il passato. Il progetto nacque dall’acquisizione, voluta dal Comune e dal Podestà Paolo Lugas, della grandiosa collezione privata di Efisio Pischedda1 – avvocato di Seneghe –, che raccoglieva migliaia di reperti provenienti dalle campagne nuragiche del Sinis e, soprattutto, dalla necropoli fenicio-punica di Tharros. Questo gesto culturale segnò l’inizio di un percorso destinato a valorizzare Oristano non solo come custode di oggetti, ma come portatrice di una memoria condivisa.
La scelta di istituire un museo nella città di Oristano non fu casuale, ma profondamente motivata dal legame con l’eredità morale di Tharros: dopo l’abbandono della città nel 1070, i suoi profughi trasportarono materiali architettonici – marmi, colonne, capitelli – nella nuova capitale del Giudicato di Arborea, contribuendo a edifici sacri e civili. Quel gesto di spoliazione identitaria fece di Oristano il naturale custode della memoria dell’antica città madre.
La missione- Antiquarium Arborense: dove la comunità abita la sua storia, coltiva la propria cultura, costruisce il proprio futuro
Nel corso del Settecento e dell’Ottocento, questa connessione divenne materiale: nobili e membri del clero arricchirono le proprie dimore con reperti e gioielli da Tharros.
La fama dei collezionisti oristanesi acquisì interesse fra studiosi ed appassionati non solo italiani ed alimentò relazioni di scambio, forse non solo di studio, che nutrirono l’esotica ricerca di tesori specie della mitica Tharros.
La storia delle ricerche archeologiche in Sardegna, nel Sinis e nell’antica Tharros, fu segnata da saccheggi e scavi non autorizzati, fino all’intervento regolatore del Canonico Giovanni Spano, precursore dell’archeologia sarda, e dagli scavi sistematici condotti fra il 1853 e il 1854 da Gaetano Cara2.
L’epoca successiva vide la dispersione dei reperti fra aste, vendite e acquisizioni museali, mentre una parte significativa restava nella città, contribuendo in modo incisivo alla costruzione di una sensibilità cittadina che pose le basi per la futura fondazione del museo.
Con la morte di Pischedda nel 1930 e grazie all’interesse di studiosi come Doro Levi3, al cui impulso si deve la costituzione formale del primo museo archeologico del territorio e di Oristano.
La formalizzazione avvenne con Deliberazione della Consulta Municipale di Oristano, presieduta dal podestà Avvocato Paolo Lugas, il 26 febbraio 1938.
Negli stessi mesi, sempre su stimolo del Soprintendente Doro Levi, il Comune di Oristano provvide all’acquisto della collezione archeologica dell’Avvocato Efisio Pischedda, con delibera podestarile del 9 luglio 1938.
La collezione allocata in uno stabile “insignificante dove gli oggetti furono esposti alla rinfusa, come in un basa4” dovrà attendere la fine della guerra per trovare sede nell’attuale palazzina della Proloco oristanese, in via Cittadella de Minorca (allora via Vittorio Emanuele) la sua sede che rimarrà tale sino al grande furto del 1963.
Il grande furto segnò profondamente la ricchezza delle testimonianze dell’Antiquarium Arborense che conquisterà la piena titolarità di museo d’ente locale grazie alla dalla L. 1080 / 1960 e dal Decreto Interministeriale (Ministero degli Interni e Ministero della Pubblica Istruzione) del 15 settembre 1965.
Con la Deliberazione di Consiglio Comunale di Oristano del 16 Aprile 1968 n. 7, l’Antiquarium avrà il suo primo Regolamento, successivamente del suo primo Statuto e carta dei servizi (ultimi aggiornamenti, 2014 3 2022)5.
La nuova sede
Il clamoroso furto del 1963 e le gravi perdite di importanti preziosi imposero l’emergenza di un luogo centrale e di richiamo che rendesse onore alle preziose testimonianze custodite nell’Antiquarium.
L’attenzione dell’amministrazione, caldeggiata dai Professori Doro Levi e Giovanni Lilliu, sin dagli anni successivi alla guerra, era riposta sullo storico e centrale Palazzo Parpaglia.
Così fu e dopo un lungo iter, avvenne il 28 novembre 1992. primo direttore fu Giuseppe Pau.
La scelta della sede cadde su Palazzo Parpaglia, edificio neoclassico ottocentesco, appartenuto alla famiglia Parpaglia e donato alla città: un luogo simbolico, che dal 1992 ospita in modo stabile l’Antiquarium Arborense, oggi Museo civico, intitolato allo studioso Giuseppe Pau6 (noto Peppetto).
La sede storica dell’Antiquarium è rimasta tale o con poche modifiche dal 1993. Da oltre un anno, lo storico palazzo Parpaglia è oggetto di un riammodernamento che consentirà una migliore fruibilità della struttura e delle sue esposizioni.
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