La sala intende presentare un quadro, rapido come la sabbia del tempo di una clessidra, della storia del territorio dell’Oristanese, dalle origini dell’insediamento umano in fase neolitica antica (7500 anni fa), richiamato dalla ossidiana del Monte Arci, oggetto di un intenso commercio internazionale, alla diffusione dell’uomo nel neolitico medio e recente nel Sinis, nel Montiferru, nel Campidano, nel Barigadu, fino alla comparsa dei metalli (il rame) e del bronzo.
A partire dal 1500 e fino al 1000 si estende la cultura nuragica con numerosi ed importanti nuraghi in questo territorio.
Dopo il 1000 inizia una cultura, frutto degli incontri mediterranei con i micenei, i ciprioti e i levantini, che da un lato si richiama all’età dei “giganti” costruttori dei nuraghi e delle tombe “dei giganti”, dall’altro costruisce templi a pozzo, a “megaron” e a “rotonda”, spesso in conci squadrati; realizza centinaia di statuette in bronzo e, a Mont’e Prama, nel Sinis, erige un popolo di statue di guerrieri colossali in calcare, accanto alle tombe individuali degli “eroi” inumati.
Verso il 630 a.C. i Fenici costruiscono insieme a gruppi di Sardi le due città di Othoca (Santa Giusta) e Tharros. Seguirà intorno al 520 la fondazione del “mercato nuovo” cartaginese di Neapolis. Queste città crescono in età cartaginese (fino al 238 / 237 a. C.) e, successivamente in età romana, accanto alle nuove città di Cornus, Uselis e Aquae Ypsitanae-Forum Traiani. Il cristianesimo si diffonde a partire dal IV secolo d. C. Poi verranno i Vandali, i bizantini, gli Islamici e i re o Giudici d’Arborea la cui storia sarà narrata nel Museo regionale della Sardegna giudicale nel barocco Palazzo Arcais, che prospetta sulla via Dritta.