Gaetano Cara

Gaetano Cara (1803–1877) fu una figura complessa e controversa nella storia dell’archeologia e della museologia sarda. Naturalista e archeologo, fu direttore del Regio Museo di Storia Naturale di Cagliari dal 1840 al 1858 e successivamente del Museo Archeologico di Cagliari dal 1862 fino alla sua morte.
Nel campo dell’archeologia, Cara è noto per aver condotto importanti scavi a Tharros e Cornus, raccogliendo migliaia di reperti che andarono a costituire una delle più grandi collezioni di antichità sarde dell’Ottocento. Parte di questa collezione fu venduta al British Museum, al Louvre e dispersa in aste internazionali, contribuendo alla diffusione del patrimonio sardo in Europa.
Tuttavia, la sua figura è legata anche a una delle più clamorose vicende di falsificazione archeologica del XIX secolo. Cara fu accusato di aver prodotto e venduto falsi idoli nuragici, noti come “idoli sardo-fenici”, alcuni dei quali furono acquistati persino dal re Carlo Alberto di Savoia. La truffa coinvolse circa 330 bronzetti, ritenuti autentici per decenni, e ingannò numerosi studiosi europei.
Nonostante le accuse, Cara difese pubblicamente il proprio operato, pubblicando articoli e relazioni per sostenere l’autenticità dei reperti. La sua attività, seppur controversa, contribuì alla nascita di un dibattito critico sull’archeologia sarda e sulla necessità di metodi scientifici più rigorosi. Oggi, parte della sua collezione e della documentazione storica è esposta nell’Antiquarium Arborense di Oristano e nel Museo Archeologico di Torino, all’interno di mostre che raccontano non solo la storia dei reperti, ma anche quella delle pratiche museali e delle ambiguità dell’archeologia ottocentesca.

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